Ex-marito non vuole lasciare casa coniugale

ex marito non vuole lasciare la casa coniugale dopo il divorzio

Linee guida: quando il marito non vuole lasciare la casa coniugale

Cosa accade quando il marito non vuole lasciare la casa coniugale, nonostante il giudice abbia stabilito che sarà la moglie a vivere nell'abitazione principale?

Come deve comportarsi in questi casi la moglie? Quali sono i suoi diritti?

La prima cosa che va sottolineata, è che la causa di separazione, al pari di tutte le altre, si conclude con una sentenza. Un provvedimento del giudice, provvisto quindi di una sua natura esecutiva verso tutti i soggetti direttamente o indirettamente obbligati a darvi esecuzione.

Nello specifico quindi, nel momento in cui la sentenza stabilisce che la casa spetta alla moglie, il marito è obbligato a lasciare l’abitazione. 

Se dunque è chiaro il perché il marito deve lasciare la casa – ovvero la presenza di una sentenza – meno definiti sono il come e il quando.

Quanto tempo ha l’ex marito per lasciare l’abitazione familiare?

Nessuna sentenza infatti stabilisce i termini entro cui il marito separato deve lasciare la casa. Ma proprio la sua natura esecutiva, consente di applicare gli stessi istituti di tutela che la legge offre a coloro che vogliono dare esecuzione agli effetti della sentenza.

Restando quindi su un piano giuridico, gli strumenti offerti sono fondamentalmente tre:

La moglie che intenda imporre al marito, in forza della sentenza che ne stabilisce il diritto, di lasciare l’abitazione famigliare, può notificargli un atto di precetto che dà all'ex coniuge 10 giorni di tempo per adempiere.

Scaduto questo termine, la moglie potrà richiedere l’intervento dell’ufficiale giudiziario che, nel caso di rifiuto da parte del marito a lasciare l’abitazione, potrà richiedere l’intervento della forza pubblica.

Ci sono altre strade che possono essere percorse, ma di sicuro più impattanti e solitamente fonte di strascichi decisamente più problematici.

Uno di questi è la denuncia per violazione degli obblighi derivanti dalla sentenza. Si tratta di un atto particolarmente incisivo perché espone il marito inadempiente, al rischio di una condanna alla pena detentiva. 

E poi c’è un terzo metodo, extra giuridico ma molto spesso più efficace e meno oneroso per tutti, che è quello del dialogo, una risorsa a cui cercare sempre di attingere, anche dopo la fine del matrimonio.

 

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